Le Cheratosi e l’esposizione solare

Oggi parleremo di una patologia in campo dermoncologico molto frequente e in aumento, che deriva da una cellula della cute: il cheratinocita. Si tratta di Cheratosi Attiniche (AK), patologia inerente all’esposizione al solare.

Cosa sono le Cheratosi Attiniche?

Le AK, conosciute anche come le Cheratosi solari, rappresentano lesioni cutanee con aspetto squamoso o crostoso. Possono essere sia di piccole dimensioni, di solito vengono riconosciute al tatto, sia di grandi dimensioni e di colore rossastro o brunastro. 

Di norma compaiono sulle aree del corpo più frequentemente esposte al sole, come il viso e il cuoio capelluto, nei pazienti calvi, il dorso delle mani e degli avambracci. Hanno un lento sviluppo e possono superare il centimetro di dimensioni. Alle volte regrediscono spontaneamente per poi ricomparire in un momento successivo. In rari casi possono arrossarsi e sanguinare.

La causa è esclusivamente dovuta all’esposizione solare cronica. Il Danno Attinico sulla pelle si accumula nel tempo, quindi anche una breve esposizione solare si somma alla esposizione totale di tutta la vita. 

Ecco alcuni Casi Clinici di Cheratosi Attiniche con le tipiche localizzazioni su cute fotoesposta

Spiegazione Professionale

Situazione di equilibrio

Il Sole , con le sue radiazioni UV (in particolare gli UVA ed UVB) crea un danno diretto a livello del gene responsabile della produzione della proteina p53. Questa proteina ha il compito di regolare la morte della cellula mediante apoptosi (quando la cellula inizia a perdere il proprio controllo e diventa cancerogena).

La proteina p53 ricopre un ruolo molto importante nella regolarizzazione della vita cellulare. Grazie alla sua azione, il corpo umano è in grado di autodifendersi. Proprio mentre iniziano i primi sintomi di cambiamento di una singola cellula la proteina entra in azione. L’apoptosi è una autodistruzione cellulare, indispensabile per il mantenimento dell’equilibrio nel ciclo vitale delle cellule. Pertanto, se il gene viene alterato dai raggi UV, al punto di non poter più regolare la produzione stessa della p53, una cellula inizia a “dare fuori di sé” innescando così la crescita e la replicazione di queste cellule alterate e cancerogene. Tutto ciò contribuisce alla progressione del tumore, che è così libero di progredire ed aumentare.

Il Sole rappresenta sempre la causa scatenante dei tumori della pelle, se non si apportano le adeguate misure di protezione solare. Basti pensare che anche nei giorni nuvolosi il 70-80% di radiazioni solari passa attraverso le nuvole. Inoltre, le radiazioni solari riflesse dalla sabbia, dalla neve e da superfici riflettenti vanno a sommarsi a quelle dell’esposizione diretta.

Le radiazioni ultraviolette emesse dalle lampade abbronzanti possono essere ancora più pericolose, ecco il motivo per cui i dermatologi sconsigliano in maniera categorica l’abbronzatura artificiale.

Pelle esposta al Sole VS pelle non esposta

Questa foto rappresenta il caso di una mondina che per anni ha esposto la cute delle mani e delle braccia al Sole. Si può notare la presenza di numerosissime AK e qualche Carcinoma Cutaneo sulla cute esposta al sole, mentre la cute dell’addome appare completamente integra, non essendo mai stata esposta ai raggi solari.

Non tutte le AK evolvono in carcinomi della Cute. Non esiste un modo per prevedere l’evoluzione di una AK in carcinoma spinocellulare, ma fortunatamente esistono numerosi trattamenti efficaci per eliminare le AK.

Terapie

Tra le varie terapie per uso topico ricordiamo farmaci del tipo antiinfiammatori (non steroidei), e farmaci con azione simil-chemioterapica, utilizzati in monoterapia o in combinazione con altre metodiche terapeutiche. Il paziente dovrà applicare sulle singole lesioni questi farmaci sotto forma di creme, gel, lozioni ed unguenti. Il dermatologo spiegherà nei minimi dettagli la posologia ed i tempi di riposo della cute trattata.

Metodiche

Tra le varie metodiche di tipo dermochirurgico personalmente prediligo la PDT con ALA (Terapia FotoDinamica con ALA). Si tratta di un trattamento non chirurgico e pertanto senza l’utilizzo di alcuna anestesia locale. Permette di utilizzare l’azione sinergica tra una sostanza fotosensibilizzante (l’ALA crema o gel a base di acido aminolevulinico) e una fonte di luce UV (che rientra nella fascia dei 630 nm della luce del visibile).

Come funziona la PDT con ALA?

Sulla cute dove sono presenti le Cheratosi viene applicata l’ALA crema e in seguito sottoposta a una fonte di luce UV. La sinergia tra le due innesca una reazione ossidativa solo nelle cellule dell’epidermide alterate dalla patologia. Così si avrà l’eliminazione di queste e verrà favorita la loro sostituzione con cellule nuove. Il trattamento deve sempre essere prescritto ed eseguito da personale medico specializzato. Da anni tratto pazienti con questa metodica non invasiva con ottimi risultati.

Ecco come viene preparato il paziente e successivamente sottoposto alla PDT

Casi Clinici

Alcuni esempi tra il prima ed il dopo trattamento di PDT

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Il Dermatologo Agostino Crupi

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